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Nel 2013 Pinterest e Instagram si uniscono a Facebook, Youtube e Twitter come must have per i retailer. Entrambi registrano una penetrazione del 90%. Per contro, l’adozione di Tumbrl e G+ si mantiene stabile nel corso dell’anno; i contenuti su queste piattaforme vengono raramente aggiornati. Solo il 10 percento dei retailer utilizza attivamente Foursquare come strumento di marketing.

 

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Nel corso del 2014 se Facebook continua a essere la fonte primaria di traffico per i retailer, alcune categorie come i brand del beauty e dello skincare registrano una percentuale molto importante del proprio traffico da Youtube, grazie alla diffusione dei video tutorial. Il beauty domina YouTube, si sovrappone al fashion, più del 90% dei fashion brand mantiene un profilo attivo, ma la più parte non ottimizza il canale in termini di reperibilità e indicizzazione, visibilità via advertising, iscrizioni al canale, link all’acquisto.

 

Mentre sempre più teen-ager abbandonano Facebook, Instagram nel 2014 registra una crescita esplosiva, con una audience aspirazionale e un coinvolgimento senza eguali; il canale ha raccolto 150 milioni di utenti al mese in tre anni e registra 15 volte il coinvolgimento e due volte il numero di utenti attivi (dimensione totale comunità x tasso di coinvolgimento) di Facebook.

 

Smartphone e tablet stanno cannibalizzando il pc, più del 70% dei retailer ha ora siti mobile, ma occorre considerare che il tempo speso sui device mobili avviene essenzialmente attraverso le app e i social media.

 

Il 93% dei brand di prestigio è presente su Instagram, con una pubblicazione media di 5 volte alla settimana. Il beauty cresce più velocemente e registra il coinvolgimento più alto, retail e fashion costituiscono le community più ampie. Per loro Instagram rappresenta una forma evoluta di window-shopping.

 

Video, foto e immagini non solo comunicano informazioni, ma ispirano emozioni e azioni spesso senza bisogno di traduzioni; negli ultimi anni, le comunità Instagram dei brand di prestigio in Asia-Pacifico quadruplicano e le comunità di brand dell’Europa orientale, guidate dai profili russi, registrano il massimo engagement.