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Al Salone Internazionale del Libro, per la prima volta in Italia, viene assegnato il premio “L’Antonello” al migliore booktrailer dove il nostro “Alex. Più imprevedibile del suo aguzzino” si guadagna il bronzo e La Stampa si domanda se i booktrailer, tra Youtube e social network, cambieranno la pubblicità.  Bella domanda.

 

 

Certo è che Internet sta rimodellando ogni giorno la fruizione dei media tradizionali. La socializzazione dei media da vita a nuove modalità creative di fruizione e interazione dei contenuti e così la nostra ultima campagna per L’Inquisitore, il romanzo di Mark Allen Smith edito da Libri Mondadori, si muove con 4 video tra social network e Fox Crime. Una nuova sfida multi-schermo, non solo creativa quando parliamo di pianificazione e di misurazione dei due canali in modo congiunto e con una metrica capace di considerare l’’engagement’.

 

I booktrailer non sono semplici spot di libri, piuttosto la sintesi di un’esperienza più profonda quale è la lettura, che si può esprime con linguaggi diversi: la scrittura innanzitutto, la grafica, la recitazione, il montaggio, le serie tv. Proviamo a pensare a uno spot per un libro come un caffè in paradiso o un garibaldi che grida “attenzione” alla stazione centrale mentre cerchiamo l’orario del treno. Fazio diventerebbe ancora più scivoloso e la Littizzetto ancora più acida.

 

Allora, ci poniamo un’altra domanda: e se raccontassimo le marche come dei libri? Con dei brandtrailer anzichè degli spot?